La Regione Sardegna impugna il Decreto Invasi

Con una nota del 19 dicembre 2019, pubblicata sul sito istituzionale della Regione Sardegna, il Governatore Solinas ha annunciato l’impugnazione innanzi al TAR del Lazio del decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti n. 345 del 1 agosto 2019 con cui sono stati individuati gli indicatori di valutazione degli interventi e i relativi criteri di riparto delle risorse finanziarie destinate al Piano nazionale degli interventi nel settore idrico per gli anni 2020-2028.

I criteri approvati in Conferenza Unificata, infatti, sarebbero particolarmente sfavorevoli per i distretti con il maggior deficit infrastrutturale, tra cui rientra la Sardegna, e così viene motivata la decisione di ricorrere al contenzioso: “Le risorse sono state infatti ripartite tenendo conto di due fattori: la “domanda di risorsa idrica” e la “domanda di infrastruttura idrica” con un peso rispettivamente del 70% e del 30%. Valori che non tengono conto delle richieste avanzate dalla Regione Sardegna e che riducono la quota di riparto per la Regione Sardegna al valore di 8,68%, con una perdita di 10 milioni circa su 60 milioni l’anno: alla Sardegna spetterebbe almeno il triplo.

Nella nota si osserva che “Dato che le risorse sono state stanziate per la lotta alla siccità, sarebbe stato sicuramente più corretto dare maggior peso al parametro, tra l’altro proposto dalla Regione Sardegna ma accantonato, che rappresenta la percentuale di risorsa prelevata dagli invasi rispetto alla risorsa totale consumata. Tale indicatore (pari a oltre il 70% per la Sardegna) evidenzia in maniera chiara la dipendenza dell’approvvigionamento idrico dagli invasi artificiali e consente di destinare le risorse in maniera più efficace e soprattutto sugli invasi con maggiore strategicità rispetto alla disponibilità della risorsa idrica.”. Ciò anche in considerazione della circostanza per cui la criticità è associata “al problema dell’insularità, che determina l’impossibilità di attingere a risorse idriche provenienti da altre regioni o altri bacini idrografici. Per contro è evidente che le regioni del Nord Italia dipendono solo in minima parte dagli invasi, avendo altre fonti di approvvigionamento (fiumi, risorse dal sottosuolo) e potendo così contare sulla quasi totalità del prelievo da acque di falda (oltre il 90%), per la Regione Sardegna, che rappresenta sicuramente il caso più critico del meridione, la dipendenza dalle acque accumulate dagli invasi è di oltre il 70%.”

L’indicatore “domanda risorsa idrica” ha quindi, secondo la Regione Sardegna, un peso troppo rilevante rispetto al secondo indicatore e si ispira a dati troppo generici che non individuano le reali necessità di risorsa idrica, come per esempio il numero di addetti nel settore manifatturiero che non può avere una diretta ripercussione proporzionale all’uso della risorsa idrica.

“Criticità oggettive che diventano ancora più evidenti e gravi se si considera il secondo indicatore “domanda infrastruttura idrica” – continua la nota – mentre in realtà l’indicatore (fissato dal Governo al 30%) dovrebbe avere il maggior peso in quanto ha l’obiettivo di individuare la reale esigenza infrastrutturale e di conseguenza il maggior fabbisogno finanziario.”.

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